Nel nostro quotidiano abbiamo sempre a che fare con scatole, buste, scatoloni, box e packaging vario, oggetti e materiali a cui spesso non prestiamo attenzione ma che in alcuni momenti della nostra vita risultano indispensabili e utili, pensiamo ad esempio solo al momento in cui, durante l'ennesimo trasloco saremmo stati persi senza miriadi di scatole in cui riporre le nostre cose. Oggetti che possono divenire anche preziosi e magici, come, ad esempio, quando da bambini trepidanti ed emozionati scartavamo i pacchi dono portatici da Babbo Natale. Le scatole in cartone, legno, plastica, e in qualsiasi altro materiale sono, quindi un leitmotiv della nostra vita, le utilizziamo per conservare, per proteggere ciò che ci è più caro, per spedirlo o per celarlo ad occhi indiscreti. Contenitori che possono assumere varie forme dalle più semplici e comuni di parallelepipedo fino a giungere alle piĆ¹ complesse e decorate, andate per curiosità a vedere su youTube i meccanismi sviluppati da Abraham Roentgen, ebanista del 1700, per stupirvi di aperture a scomparsa, meccanismi, movimenti inaspettati e sorprendenti. Una tradizione produttiva da cui Giuseppe Buffoli, (Chiari -Brescia- 1979) ha deciso di trarre ispirazione per questa sua personale da The Workbench celando agli occhi dei visitatori le opere, realizzate negli ultimi anni, proprio all'interno di "scatole" su misura, non solo atte a contenerle e proteggerle ma a divenirne completamento, una seconda pelle con una propria identità di "opera" e la dignità di venire esposte sapendo di celare dentro di sé gli elementi in potenza per l'allestimento di una, due, tre, cinque, dieci, mostre diverse. La livella di Hand Job del 2013, i fogli di Alterare la √2 del 2012, i vetri di Zenit del 2011, i phone di High Noon del 2012, ecc. Opere composte da vari elementi che secondo le ricerche portate avanti dall'artista vanno ad indagare e a rappresentare forze e leggi fisiche come l'equilibrio, la gravità, la dilatazione, i cambiamenti di stato o la natura dei materiali e le loro potenzialità. Tutto questo rappresentato nella sua complessa "semplicità" in sistemi "opera" che ci mostrerebbero, se allestiti, quei fenomeni presenti, proprio come le scatole, nel nostro quotidiano ma a cui non abbiamo e non prestiamo mai attenzione se non superficialmente nei nostri studi scolastici, e che in realtà regolano la nostra stessa vita. Scatole che celano, opere che celano fenomeni, che celano la vita.
Samuele Menin